Diablo III, l’attesissimo aggiornamento dell’omonima serie, non è inibito agli utenti che accedono ai server da Linux. È la posizione di Blizzard – la società che sviluppa e distribuisce il videogame – alle polemiche dei giorni scorsi, “esplose” sul forum di Wine, in merito all’esclusione dei giocatori che utilizzavano l’applicazione per eseguire il software da Linux. Il gioco (che è rigorosamente closed–source) è disponibile soltanto su Mac OS X o Windows. Il ban, stando alle fonti ufficiali, è imputabile ad altre motivazioni.
Gli ingegneri di Blizzard si sono premurati di provare Diablo III da varie configurazioni, incluso l’utilizzo di Wine, e i server non hanno effettuato dei ban automatici. Insomma, gli utenti esclusi sarebbero dei cheater — ovvero, sfrutterebbero delle crack per accedere al videogioco o per potenziare le caratteristiche del proprio personaggio. La polemica è stata avvalorata perché la stessa Blizzard – nell’ormai lontano 2006 – aveva illegittimamente bannato numerosi utenti di World of Warcraft, che accedevano al gioco da Cedega.
Leciti o meno che fossero, i ban sottolineano il problema principale. E, cioè, l’assenza di un port per Linux del videogame: se Blizzard è così attenta e tempestiva nel tutelarsi dalle accuse dei giocatori, perché non dovrebbe esserlo altrettanto nel supportare il sistema operativo? La risposta, data a suo tempo per World of Warcraft, non è poi così ingiustificabile. Blizzard lamenta l’eccessiva frammentazione delle distribuzioni. Il problema non è insormontabile, però scoraggia gli sviluppatori abituati ad ambienti monolitici.
Via | Ars Technica
Blizzard ha smentito l’esclusione degli utenti di Linux da Diablo III é stato pubblicato su Ossblog.it alle 13:00 di giovedì 05 luglio 2012. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.