Coreboot, la soluzione open source alternativa a BIOS e UEFI, non risolve affatto il problema del Secure Boot di Windows 8. Matthew Garrett, che lavora con Red Hat alla realizzazione dell’infrastruttura compatibile per Linux e GRUB2, l’ha precisato in un breve intervento sul proprio blog personale. La motivazione è semplice: nei sistemi che prevedono l’utilizzo di UEFI, Coreboot richiede l’installazione di Tiano Core — un payload necessario a completare il sistema di I/O. Quest’ultimo deve comunque fare i conti col Secure Boot.
Il passaggio a Coreboot è stato uno dei suggerimenti per la gestione del Secure Boot con Fedora 18. Purtroppo, non basterebbe “flashare” Coreboot nella EEPROM della propria macchina per eliminare il problema — sempre ammesso che la scheda madre in possesso sia già compatibile con la soluzione open source. Servirebbe dotarsi di un programmatore di EEPROM e collegarlo fisicamente alla motherboard. È un espediente fuori dalla portata della maggioranza degli utenti, che potrebbe compromettere il corretto funzionamento dell’hardware.
Tra il serio e il faceto, un anonimo commentatore ha domandato a Garrett se non fosse più semplice sfruttare le vulnerabilità del Secure Boot per generare un crack. Garrett sospetta che qualcuno utilizzerà questo metodo – magari, in Cina da parte di produttori che distribuiscono dell’hardware non certificato – però esclude categoricamente che Red Hat possa pensare di farlo con Fedora. Quand’anche si ammettesse una simile soluzione, UEFI continuerebbe a ricevere aggiornamenti per escludere i crack come già avviene per Windows 7.
Via | Matthew Garrett
Matthew Garrett sottolinea perché Coreboot non elimina il Secure Boot é stato pubblicato su Ossblog.it alle 13:00 di giovedì 07 giugno 2012. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.