È disponibile subito il podcast di oggi de
Il Disinformatico
della Radiotelevisione Svizzera, scritto, montato e condotto dal sottoscritto:
lo trovate
qui sul sito della RSI
(si apre in una finestra/scheda separata) e lo potete scaricare
qui.
Le puntate del Disinformatico sono ascoltabili anche tramite
iTunes,
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e
feed RSS.
Buon ascolto, e se vi interessano il testo di accompagnamento e i link alle
fonti di questa puntata, sono qui sotto.
—
Da pochi giorni Threads, l’app di messaggistica di Meta, permette di scambiare
messaggi anche con chi non ha Threads: è insomma diventata
interoperabile, e anche WhatsApp e Messenger stanno abbattendo le
barriere di compatibilità. È una rivoluzione silenziosa nel modo in cui usiamo
Internet. Ma non è l’unica notizia che ci arriva da Meta: c’è un’azione
legale, negli Stati Uniti, che accusa i massimi dirigenti di Meta di aver
violato le leggi sulla concorrenza e sulla riservatezza delle comunicazioni
pur di riuscire ad acquisire dati sulle attività del rivale Snapchat.
Benvenuti alla puntata del 29 marzo 2024 del Disinformatico, il podcast
della Radiotelevisione Svizzera dedicato alle notizie e alle storie strane
dell’informatica e in particolare, questa volta, a notizie che arrivano da
Meta, come quella del giochino nascosto nell’app di Instagram. Se vi interessa
sapere come attivare questo gioco, magari per stupire gli amici, restate in
ascolto. Io sono Paolo Attivissimo.
[SIGLA di apertura]
Meta entra davvero nel fediverso
Immaginate di poter usare una sola app per postare contemporaneamente su tutti
i social network e per scambiare messaggi con chiunque usi un social diverso
da quello che usate voi. Da WhatsApp potreste scrivere a chi sta su Messenger
o Mastodon e viceversa, per esempio. Invece di tenere sul telefono tante app
di messaggistica differenti e doversi ricordare che Mario è su Telegram e
Piera sta su Snapchat e saltare in continuazione da un’app all’altra, potreste
semplicemente scegliere una di queste app e usarla per comunicare con tutti.
Sarebbe bello, e sta cominciando a diventare realtà. Meta ha
annunciato
pochi giorni fa che la sua app Threads è ora in grado di scambiare messaggi
con qualunque social network che usi lo standard ActivityPub, come per esempio
Mastodon. E su un binario differente, anche WhatsApp e Messenger stanno
diventando
interoperabili con le app di messaggistica di altri gestori: in altre
parole, stanno diventando capaci di scambiare messaggi con utenti che usano
piattaforme differenti, a condizione che usino il protollo standard Signal o
un suo equivalente.
Nel caso di Threads, questa interoperabilità è già attiva adesso per gli
utenti che abbiano più di 18 anni, abbiano profili pubblici e abbiano account
basati negli Stati Uniti, in Canada o in Giappone; gli altri paesi seguiranno
a breve. È una funzione opzionale: per attivarla occorre andare nelle
impostazioni dell’account Threads, leggere la spiegazione di cos’è il
fediverso, e poi cliccare sul pulsante di attivazione. Per WhatsApp e
Messenger, invece, bisognerà aspettare che i gestori delle altre piattaforme
sottoscrivano gli accordi tecnici con Meta. Ma a parte questo, sembra che
tutto sia pronto. Anche in questo caso sarà il singolo utente a decidere se
attivare o meno questa possibilità di comunicare con una sola app verso
piattaforme di messaggistica differenti.
Questo crollo dei muri di incompatibilità che per anni hanno tenuto in ostaggi
gli utenti, che erano costretti a usare una specifica piattaforma e app, non
avviene per caso. È merito della pressione dell’Unione Europea sui grandi
social network, applicata anche tramite la nuova legge europea, il Digital
Markets Act o DMA, entrato da poco in vigore, che obbliga Meta e gli altri
gestori a diventare compatibili tra loro e abbattere questo ostacolo alla
libera concorrenza.
Ci vorrà ancora parecchio tempo prima che si arrivi all’interoperabilità
completa, anche perché ci sono ostacoli tecnici notevoli da superare, ma la
tendenza è ormai chiara e inarrestabile, con una notevole semplificazione una
volta tanto a favore di noi utenti.
Fonte aggiuntiva:
TechCrunch.
Se sei su Snapchat, YouTube o Amazon, forse Facebook ti ha spiato
Un’azione legale in corso negli Stati Uniti ha rivelato che Facebook aveva un
progetto segreto concepito per sorvegliare gli utenti del rivale Snapchat, che
poi si è esteso a coprire anche YouTube e Amazon. La vicenda risale al 2016,
quando Snapchat stava avendo un boom di utenti e Mark Zuckerberg, allora CEO
di Facebook (oggi Meta), voleva a tutti i costi informazioni sul traffico di
dati degli utenti di Snapchat, le cosiddette analytics, per capire i
motivi del successo del concorrente e sviluppare prodotti che potessero
arginarlo. Ma queste informazioni non erano disponibili, perché Snapchat usava
la crittografia per proteggere il proprio traffico di dati.
Così la società Onavo, acquisita da Facebook tre anni prima, fu incaricata di
sviluppare una soluzione questo problema: un kit che veniva installato sui
dispositivi iOS e Android per intercettare il traffico prima che
venisse crittografato, usando un attacco di tipo
man in the middle tipicamente adoperato dai malintenzionati.
Questo kit fu distribuito da altre aziende come se fosse un loro prodotto, con
un loro marchio distinto, in modo che fosse difficile ricollegare i vari
prodotti alla singola fonte, ossia Onavo. Inoltre a volte gli utenti più
giovani di Snapchat venivano pagati fino a 20 dollari al mese ciascuno per
accettare di installare questi kit spioni, presentati agli utenti come se
fossero delle VPN, sotto il nome di
Onavo Protect: questo comportamento fu segnalato pubblicamente dal sito
TechCrunch
e denunciato dalla commissione australiana per la concorrenza e poco dopo
Facebook chiuse il progetto, che era stato attivato nel 2016 per intercettare
il traffico di Snapchat e poi era stato esteso a YouTube nel 2017 e ad Amazon
nel 2018, creando anche certificati digitali falsi per impersonare server
fidati di queste aziende e decifrare i dati sul traffico degli utenti,
passandolo a Facebook.
L‘azione legale attualmente in corso chiarirà colpe e responsabilità dal punto
di vista tecnico e giuridico, ma le dichiarazioni interne degli addetti ai
lavori di Facebook, rese pubbliche dagli atti della
class action intentata da utenti e inserzionisti pubblicitari, sembrano
piuttosto inequivocabili.
“Non riesco a pensare a una sola buona ragione per dire che questa cosa è a
posto”, aveva scritto per esempio in una mail interna Pedro Canahuati, all’epoca
responsabile principale per l’ingegneria di sicurezza di Facebook. I
responsabili della sicurezza dell’azienda, insomma, erano contrari a questo
tipo di comportamento, ma furono scavalcati.
Oltre alla prassi discutibilissima di presentare un software di sorveglianza
dicendo che si tratta solo di una VPN, cioè di una cosa che gli utenti
interpretano come un prodotto che protegge la privacy delle loro
attività online, c’è anche il problema che secondo gli inserzionisti
pubblicitari Facebook approfittò dei dati intercettati usando questo software,
per imporre costi di inserzione ben più alti di quelli che avrebbe potuto
chiedere in un mercato non alterato. Tutte cose da ricordare la prossima volta
che Meta fa promesse di privacy ai suoi
tre miliardi e mezzo
di utenti.
Fonte aggiuntiva:
Ars Technica.
Il giochino nascosto in Instagram
E per finire, una piccola chicca che forse alcuni di voi conoscono già: negli
ultimi aggiornamenti dell’app di Instagram c’è un gioco nascosto, che richiama
un po’ i vecchi videogiochi come Breakout o Pong. C‘è un emoji che si muove
sullo schermo e c’è in basso un cursore scuro da usare con un dito per parare
quell’emoji ed evitare che cada, facendolo rimbalzare il più a lungo possibile
sullo schermo. Man mano che riuscite a continuare queste parate, l’emoji si
muove sempre più velocemente.
Per accedere a questo giochino nascosto bisogna inviare un messaggio diretto a
qualcuno, scrivendo in quel messaggio un singolo emoji, quello con il quale
desiderate giocare. Magari è il caso anche di avvisare la persona a cui
mandate questo messaggio che non state mandand emoji a caso. Dopo averlo
inviato, toccate l’emoji e si avvierà il gioco. Un altro modo per rivelare il
gioco è cliccare su un emoji inviato da qualcun altro tramite messaggio
diretto. A quanto pare il gioco non è ancora disponibile a tutti gli utenti,
per cui provate e vedete cosa succede. Buon divertimento!
Fonte:
TechCrunch.

