Canonical non costringerà gli utenti all’utilizzo esclusivo di Ubuntu sui sistemi che implementeranno il Secure Boot di UEFI, non richiederà un pagamento per la generazione della chiave privata e non utilizzerà GRUB2. Questa, in sommi capi, è la risposta ufficiale della società di Mark Shuttleworth ai dubbi espressi in merito da Matthew Garrett. Insomma, non ci sarà una “questione morale” perché la strategia di Canonical rientra nell’ipotesi più virtuosa delle due formulate dall’esperto di Red Hat. È un sollievo per gli utenti.
Per garantire l’avvio della distribuzione, Canonical ha già registrato la propria chiave privata per Quantal Quetzal presso VeriSign – una sussidiaria di Symantec – e utilizzerà l’infrastruttura di Windows 8. Non è chiarissimo cosa debbano fare materialmente gli utenti, qualora non acquistassero un sistema preinstallato e volessero utilizzare Ubuntu 12.10 o Fedora 18, ma è certo che potranno farlo — a prescindere dalla nefasta presenza del Secure Boot di UEFI. Tuttavia, le soluzioni approntate dalle rispettive società divergono.
Se Red Hat cercherà di proporre una chiave privata universale, che funzioni con qualunque distribuzione, Canonical ha preferito limitarsi a Ubuntu. È una soluzione più semplice e per gli utenti comporterà soltanto la modifica del boot loader: poiché GRUB2 non è compatibile, la società di Shuttleworth installerà efilinux – un progetto mantenuto da Matt Fleming di Intel – sulle macchine che prevedono il Secure Boot. Gli altri continueranno a utilizzare GRUB2. Un compromesso accettabile, nell’ipotesi che non si possa disabilitare.
Via | Canonical
Canonical ha rivelato i piani sul Secure Boot di UEFI: userà efilinux é stato pubblicato su Ossblog.it alle 13:00 di sabato 23 giugno 2012. Leggete le condizioni di utilizzo del feed.